Archivio L'Ora

L’Archivio della redazione del giornale L’Ora contiene materiale documentario cartaceo e fotografico relativo al periodo compreso tra la fine degli anni ’50 e il 1992.

Con un apposito provvedimento emesso il 31 maggio 1999 dalla Sovrintendenza Archivistica per la Sicilia, organo periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’archivio è stato dichiarato di notevole interesse storico riconoscendone il valore di patrimonio culturale collettivo utile alla ricostruzione di un periodo della nostra storia contemporanea che dal dopoguerra, attraverso gli anni del boom economico e delle contestazioni, si affaccia ai grandi processi di mafia degli anni ‘80, senza trascurare la più semplice cronaca quotidiana, le inchieste sociali e economiche, la cultura e lo sport.

La Biblioteca centrale della Regione siciliana ne ha deciso l’acquisto con l’obiettivo di condividere il suo ricco patrimonio documentario, in gran parte costituito da fotografie. Gran parte del prestigio del giornale si basa, infatti, sulla forza delle inchieste e sull’espressività delle immagini, opera di un folto gruppo di fotografi che hanno fatto conoscere la Sicilia e la sua gente negli aspetti più variegati e che hanno documentato con fermezza la violenza e la brutalità della criminalità organizzata.

Il valore dell’archivio echeggia nelle parole di Vincenzo Consolo e Antonio Calabrò che lungamente collaborarono con il giornale L’Ora. Entrambi nel 1999 perorarono l’acquisto del fondo, destinato altrimenti all’oblio: “sarebbe un delitto contro la memoria della Sicilia e del Sud se di quelle parole si perdesse la traccia. […] e dunque una fondazione, un istituto culturale, un centro di ricerca dovrebbero recuperare le collezioni de L’Ora, le foto, le carte e restituirle, restaurate e consultabili, ai cittadini, agli storici, a chi vuol sapere. Muoiono, infatti, gli uomini e le donne. Ma la memoria no, va salvata” (Antonio Calabrò) e ancora “Il valoroso giornale di prima linea che è stato “L’Ora” […] è un patrimonio storico, culturale, politico che non si può lasciar disperdere. In cui sono depositati, oltretutto, il sacrificio quotidiano, il generoso lavoro di tanti uomini, di giornalisti come il direttore Vittorio Nisticò […], di collaboratori esterni, da Leonardo Sciascia a Danilo Dolci, a Carlo Levi, a Ignazio Buttitta, a Gioacchino Lanza Tomasi, a Francesco Renda, a Renato Guttuso, a Bruno Caruso ….” (Vincenzo Consolo).

Dalla sua acquisizione l’archivio è oggetto di un sistematico lavoro di catalogazione il cui fine è la conoscenza e la fruizione del ricco e complesso materiale contenuto al suo interno.